Sant' Agata, tra fuoco e fiamme
Il 17 agosto di quest’anno saranno esattamente 890 anni da quel 1126 che i catanesi si caricano sulle spalle enormi cannelore in segno di devozione alla loro Santa.
Un peso considerevole che migliaia di devoti si accollano per tutta la durata della lunga, interminabile, processione in onore di Ajtuzza bedda.
Una delle feste più partecipate del vecchio continente (superata solo dalla Settimana Santa di Siviglia), sicuramente quella con la più lunga processione cui abbia mai partecipato.
Perché Sant’ Agata ai propri devoti non chiede solo lo sforzo di trasportare il peso di un enorme cero, ma anche la costanza e la resistenza di seguirla durante la sua visita alla città.
Una visita che comincia nella prima mattinata del 4 febbraio e si protrae quasi ininterrottamente per tutte le successive 48 ore, fino all’alba del giorno 6, quando farà rientro nella sua cameretta all’interno dello splendido Duomo barocco di Catania.
L’ elemento portante di questa ritualità è il fuoco, quello delle fiamme che la arsero viva non rinnegando la sua fede, e quello delle colate laviche dell' Etna da cui salvò la sua città.
Squilli di rulli e chiarine si levano dal palazzo comunale per preannunciare l’evento.
Nei vari quartieri intanto si provvede alle ultime rifiniture delle dodici cannelore, alte costruzioni lignee baroccamente scolpite e dorate atte al trasporto di un grosso cero, una per ogni corporazione di arti e mestieri della città.
Fedeli e devoti cominceranno a popolare il Duomo prima dell’ alba del giorno 4 per assistere alla messa dell’ aurora , la funzione solenne che precede l' uscita della Santa dalla cameretta che ne custodisce il mezzobusto e lo scrigno delle reliquie, accolta dallo sventolio di fazzoletti bianchi, simbolo della purezza.
Saranno decine di devoti vestiti con un saccu bianco e la scuzzetta nera in testa a trainare la vara d’argento che ospiterà il sacro busto e lo scrigno.
La processione scorrerà lentamente per tutta la città – prima fuori le mura e poi nel centro storico – affinchè tutti possano vederla, osannarla con invocazioni e canti popolari e fargli dono di fiori e ceri.
La vara sarà scortata dalle dodici cannelore i cui portatori procederanno al ritmo della a'nnacata , andatura ondulatoria, effettuando brevi soste di saluto presso le varie edicole realizzate lungo l'itinerario.
I momenti più attesi di questo lungo viaggio processionale saranno la chianata di San Giuliano e la breve sosta dinanzi al convento delle suore benedettine che, da dietro le cancellate del sagrato, leveranno i loro canti in onore della Santa.
Da qui Ella farà rientro in Duomo per accogliere le ultime preghiere dei fedeli che, anche per quest’anno, faranno il pieno di quella fede e di quella speranza cui si appelleranno per superare le difficoltà della quotidianità.
""JJè chiamamula ccu 'razzia e ccu cori,
pì sant'Àjtuzza bedda, ca stà niscennu,
cittatini!
semu tutti divoti, tutti?
cittatini, cittatini!
evviva sant'Àjta
cittatini!
evviva sant'Àjta.
tutti divoti, tutti?
cittatini, cittatini!""